Roma, 21 novembre 2014, Nena News –
Le carceri israeliane si riempiono di palestinesi a un ritmo incessante. Nelle ultime tre settimane, caratterizzate da tensioni a Gerusalemme est e in Cisgiordania, sono finiti in cella 380 palestinesi, di cui 21 soltanto ieri.
Cifre che parlano di rastrellamenti sistematici della popolazione: sono oltre 5.000 i detenuti palestinesi nelle prigioni israeliane e in centinaia sono in detenzione amministrativa, cioè senza accuse né processo. In cella finiscono anche i minorenni, spesso per il lancio di pietre, reato per cui adesso si rischiano fino a venti anni di carcere. Secondo l’Olp, dal Duemila sono stati arrestati oltre 10.000 minorenni palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme est e il 20 per cento di tutte le persone finite in prigione dallo scorso giugno ha meno di 18 anni. Sono circa trecento.
Una punizione collettiva per gli ultimi attacchi contro israeliani nella Città Santa, a cui si aggiungono le demolizioni di case che aumenteranno, ha avvertito il premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Ci saranno altre demolizioni. Siamo determinati a riportare la sicurezza a Gerusalemme…Non tollereremo attacchi ai nostri cittadini».
Secondo i dati raccolti delle Nazioni Unite, nel 2014 Israele ha demolito almeno 543 case e edifici palestinesi in Cisgiordania. Almeno 27.000 costruzioni palestinesi sono state distrutte dal 1967.
I dati sui minorenni palestinesi incarcerati negli ultimi 14 anni sono stati diffusi dall’Olp in occasione del 25esimo anniversario dell’approvazione della Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Ma Israele non prevede alcuna immunità per i minorenni, ha spiegato Issa Qaraqe, a capo della Commissione detenuti dell’Olp. “Le violazioni degli accordi internazionali sui diritti dei minorenni sono sistematiche, sono vittime di umiliazioni e abusi, detenuti senza avere avuto un giusto processo”. I ragazzi in custodia, alcuni poco più che bambini, sono costretti con la forza a confessare, sono picchiati e torturati. La violenza contro i minorenni palestinesi è una prassi diffusa sia tra le Forze armate israeliane sia tra i coloni ebrei e le autorità di soliti non fanno nulla.
Venerdì scorso un bambino di 11 anni ha perso un occhio a causa di un proiettile di gomma sparato dai soldati israeliani durante una manifestazione a Gerusalemme est. L’Olp riporta anche il caso di due bambini, di due e nove anni, che i soldati hanno cercato di arrestare per il lancio di pietre contro la loro camionetta. A questi episodi si aggiunge la violenza dei coloni, che non risparmia i bambini. Lo scorso ottobre Einas Shawkat, di 5 anni, è stata investita e uccisa da un colono a Sinjil.
Un rapporto dell’organizzazione Defense for Children International (DCI) denuncia il trattamento riservato ai minorenni nelle carceri israeliane. Nel 20 per cento dei casi bambini e adolescenti sono stati tenuti in isolamento in media per dieci giorni. E l’anno scorso l’Unicef ricordava che Israele è l’unico Paese al mondo dove i minorenni sono “sistematicamente processati” nei tribunali militari, fornendo prove dei “trattamenti crudeli e degradanti” a cui sono sottoposti.
I bambini palestinesi sono stati anche le vittime innocenti dell’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza. Circa 500 minorenni sono morti durante i 51 giorni di bombardamenti dal cielo, dalla terra e dal mare. Sono state colpite le scuole e gli edifici dell’Unrwa, dove gli sfollati cercavano rifugio. Ai bambini morti si aggiungono quelli feriti, alcuni dei quali soffriranno di disabilità permanenti, e i tanti orfani che ha fatto quest’ultimo attacco contro Gaza. Nena News
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