Rimango sempre molto colpita quando ricevo una telefonata come quella di oggi: “ vorremmo scrivere un ricordo su dom Helder Camara nel giorno dell’anniversario della sua morte… voi nascete come Associazione dom Helder Camara e lo avete conosciuto qualche giorno prima di morire…”.
Diverse sono le emozioni che mi corrono dentro, ma una è quella che prevale: la ‘vitalità’ di dom Helder.
La nostra è una piccola realtà nata proprio da un’esperienza sul campo di un gruppo di giovani nella comunità Emmaus di Recifé, fondata e voluta proprio da dom Helder e l’Abbé Pierre nel 1995; con semplicità abbiamo realizzato, negli anni, diverse iniziative sul territorio di Muggiò e la Brianza, prima come Associazione Missionaria dom Helder Camara e oggi sviluppata ed ampliata in quella che è la Mondeco Onlus.
Sono state rare le volte in cui, parlando con le persone, la figura di dom Helder fosse riconosciuta…”chi siete voi?…dom helder?..chi?…no, non lo conosco…” quanta tristezza, quanto sconforto. Ma la grandezza e lo spessore di una persona non può essere ‘misurato’ dalla sua popolarità (soprattutto quando non la si vuole dare ndr).
Il ‘dom’ (così chiamato in quanto nella lingua brasiliana indica l’appellativo di Vescovo) è stato un uomo ‘di altri’ tempi e sicuramente vissuto ‘nel silenzio’. Un silenzio voluto e scelto, che ha fatto molto più rumore di tanti altri ‘urlatori’. Un uomo piccolo, umile e semplice ma con una forza ed un’intelligenza rara. In tanti, anche nella Chiesa, hanno provato a screditarlo, additandolo pure di essere ‘il vescovo rosso’…ma lui, con la forza e la tenacia di un profeta, non ha mai smesso di essere Uomo tra gli uomini, Pastore e pecora di un gregge più grande. La contrapposizione al regime brasiliano degli anni ‘60/’70; il suo constante impegno per una giustizia sociale più equa; il suo impegno per e con i poveri; l’apporto fondamentale durante il Concilio Vaticano II; la sua umile vita da Vescovo che ricorda oggi quella del nostro attuale Vescovo di Roma, il papa Francesco, sono solo alcuni esempi della sua grandezza.
Ho avuto la fortuna di incontrarlo personalmente il 12 agosto del 1999, pochi giorni prima della sua morte. Abbiamo celebrato messa nella sua chiesa delle frontiere (A Igreja das Fronteiras) gli abbiamo parlato di noi, della costituzione della nostra ‘piccola Associazione’ a lui intitolata a Muggiò (MB) e con semplicità gli abbiamo chiesto, come si fa per un divo di Holliwood, di imprimere le sue mani nel gesso. La segretaria ci ha riportato che anni prima aveva rifiutato di fare una cosa del genere in Belgio ma che lasciava decidere a lui…ricordo che ci ha guardato (eravamo in cinque attorno a qual tavolo rotondo nella sua casina, la sacrestia della chiesa; io, Mara, il nostro prete don Marco Tenderini, Luis Tenderini della Comunità Emmaus di Recife e lui, il dom) …ci ha sorriso e ha annuito con la testa. Era molto stanco e fragile in quei giorni.
Io e Mara lo abbiamo aiutato ad imprimere le mani nel gesso. Quelle piccole mani erano sotto le mie. E mi viene ancora da sorridere al pensiero che quell’uomo così grande, quell’uomo, quel profeta che ha segnato la storia dell’umanità e della Chiesa era lì in semplicità accanto a noi, con noi. Non una delegazione di diplomatici, non una grande organizzazione non governativa…noi, l’allora neo-associzione dom Helder Camara di Muggiò. Tirando su le mani dal gesso tutto gli è rimasto attaccato…come un bambino sorrideva, forse un po’ imbarazzato, aspettando che qualcuno lo aiutasse a ripulirsi da quel ‘pasticcio’.
Era seduto, stanco e affaticato. Mi chinai su di lui e con il mio povero portoghese l’ho abbracciato dicendogli ‘obrigada, obrigada para todo’…’grazie, grazie di tutto’ e, inaspettatamente prendendomi la mano mi ha detto: “o meo coraçau è feliz”…”il mio cuore è felice”.
Sono passati 15 anni da quel giorno e più passano gli anni e più sento dentro di me la forza e la voglia di far rivivere ‘il Dom’. Rare sono le occasioni di parlare di lui, i mass-media non lo ricordano mai, la Chiesa lo ha forse accantonato, i giovani hanno altri miti…eppure il suo pensiero, le sue parole sono così attuali, eppure lo si è definito il San Francesco del XX secolo, eppure parlava di non violenza, giustizia, pace, sviluppo…eppure Giovanni Paolo II abbracciandolo lo ha definito ‘fratello dei poveri e fratello mio’.
Sento di essere stata fortunata e vi ringrazio per avermi fatto rivivere oggi quelle emozioni.
Le sue mani sono qui ‘accanto a me’ e alla Associazione che rappresento. Oggi sviluppata per ragioni burocratiche in Mondeco Onlus (Educazione Condivisa per il Mondo) ma con il midollo intriso nelle parole e nella forza di dom Helder.
Sono le nostre ‘solide fondamenta’ che, quasi magicamente, non ci hanno mai fatto vacillare neppure davanti a mille difficoltà (fare del bene non è così semplice nelle nostre realtà ndr)
Abbiamo in progetto di fare un ‘grande evento’ coinvolgendo diverse associazioni (tutte quelle che vorranno aderire). Non un evento finalizzato alla raccolta soldi per i progetti che abbiamo o che sosteniamo, ma un evento che arrivi al cuore e alla coscienza delle persone perché, come sosteneva dom Helder, non sono i soldi o le capacità finanziarie che cambiano il mondo ma è ‘la forza delle idee’ che smuove le montagne e può persino arrivare a cambiare la struttura iniqua ed ingiusta di cui facciamo parte.
Convinti e sicuri che, come ci ha insegnato dom Helder, la crescita e lo sviluppo di un popolo passa attraverso una buona e giusta educazione.
Non solo dobbiamo insegnare a pescare ma dobbiamo smettere di rubare il pesce nel lago!
Un altro insegnamento del dom?
La bellezza e l’importanza della ‘condivisione’.
Una vita vissuta per e con gli altri a partire dal suo rifiuto di vivere nel palazzo arcivescovile. La sua dimora, la sacrestia della sua chiesa e, chiunque bussasse alla sua porta, lo andava ad accogliere personalmente riaccompagnandolo alla porta dopo aver ascoltato, pregato e vissuto quell’incontro. Piccoli gesti che hanno fatto di lui un grande Uomo, un grande Vescovo e che ci fa dire, a noi oggi, come ci ha ricordato in Brasile un suo caro amico Frei Betto che: “non possiamo più dire Padre Nostro se non Condividiamo il Pane Nostro”.
Per tutto questo e molto, molto di più, grazie dom! anche il mio cuore è felice di averti incontrato.
Ilaria Spinelli
Presidente Mondeco Onlus Muggiò
Iglesia das Fronteiras, Recife, Brasile 12 agosto 1999